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La scheda - Jaizec Lottie: la Givova Scafati ha trovato il suo faro in uscita dalla panchina

La scheda - Jaizec Lottie della Givova Scafati Basket | legabasket.it

Il prodotto di Flagler arriva in Italia con l'etichetta di grande realizzatore

Aurora è un gioiello del Colorado, la via più bella in direzione delle Rocky Mountains ed il primo “sorriso” splendente del mattino non lontano dalla più famosa Denver. È stata terra degli Arapaho, dei Cheyenne, degli Ute e dei Sioux; è da sempre un punto di riferimento storico e commerciale non solo per lo stato, ma per la nazione intera. Jaizec Lottie è una delle pepite d'oro di questa città con il sogno nel cassetto di diventare un Nugget – franchigia NBA con cui ha avuto modo di fare un allenamento in vista del Draft 2022 – e con la certezza di poter essere indispensabile per la propria squadra. È stato attraverso il duro lavoro e qualche porta in faccia di troppo che si è forgiato per diventare il professionista di oggi; il classe 1998 si trova ad imparare i trucchi del mestiere da una leggenda del nostro campionato come David Logan e da un altro veterano come Gerald Robinson. Se una città come Denver, situata ad oltre 1600 metri sopra il livello del mare, ti spinge a comprendere che l'unico limite è il cielo, l'arrivo in una piazza come Scafati può insegnarti come il calore dei tifosi possa farti toccare quel cielo con un dito. Dopo la prima esperienza da professionista nel campionato svizzero, Lottie è giunto nel nostro paese con l'obiettivo di diventare una “miniera d'oro”.

I primi passi nel mondo della pallacanestro li compie vicino casa alla Cherokee Trail High School. Dopo due stagioni di assestamento in cui prende le misure con un corpo in fase di sviluppo e con uno stile di gioco differente da quello di una Middle School, il nativo di Aurora comincia a far vedere il suo potenziale nell'anno da junior. Lottie è cresciuto in statura e in muscolatura; l'esperienza all'Adidas All-American Camp a New York City gli ha permesso di affinare la tecnica e capire con maggior sensibilità le dinamiche della disciplina. Tornato in Colorado chiude in doppia cifra venti partite della regular season – career high di 28 punti – e registra numeri da capogiro (16.3 punti, 5.8 assist e 2.7 recuperi) venendo selezionato per l'inaugurale A-Town All-Star Game della scuola. La costanza sembra essere l'arma in più del ragazzo, il quale decide di superare i propri limiti nella stagione successiva: infatti, nonostante un infortunio alla caviglia che lo tiene fuori dal parquet per un paio di partite, capisce di dover prendersi maggiori responsabilità per portare la propria squadra al livello successivo. La sua crescita – passa da 182 a 187 centimetri in un'estate – lo porta a migliorare anche a rimbalzo e così finisce la sua annata con 20.3 punti, 4.0 assist, 3.8 rimbalzi (un rimbalzo di media in più rispetto alla stagione precedente) e 2.1 recuperi di media a partita. 

I numeri, la perseveranza e il talento portano University of Arkansas-Little Rock ad offrirgli una borsa di studio, oltre ad un posto da titolare fisso nel quintetto. Nelle trenta partite disputate all'interno dello starting five, il freshman Jaizec Lottie segna 7.1 punti, distribuisce quasi 3 assist di media e si dimostra utile anche sull'altra metà del campo. Tuttavia, il licenziamento del coach che lo aveva voluto fortemente con sé ai Trojans cambia completamente le carte in tavola, così il classe 1998 si ritrova a disputare sempre meno partite da titolare. Sebbene il secondo anno riesca a mantenere una scia stabile per quanto riguarda statistiche ed impiego sul campo (7.2 punti, 3.9 assist, 3.0 rimbalzi e 1.2 recuperi in 30.8 minuti di gioco), è durante il suo junior year che viene quasi tagliato fuori: sono solo cinque le partite in quintetto e di conseguenza diventa netto il calo delle prestazioni. Al termine della stagione, Lottie decide di fare un passo indietro ed inserire il suo nome del portale dei trasferimenti per cambiare college e avvicinarsi il più possibile verso casa; l'esito però non è quello sperato, per lui non c'è nessuna borsa di studio alla University of Denver perciò è costretto ad andare in Florida e giocare in Division II per la Flagler.

Non tutti i mali vengono per nuocere. Lui stesso dirà che questo percorso così pieno di ostacoli e difficoltà lo ha reso il giocatore di oggi, oltre alla presenza e all'aiuto di Derrick White – giocatore dei Boston Celtics – con cui ha condiviso un percorso simile. Jaizec è decisamente il più forte e dominante della categoria; i suoi numeri durante il senior year sono sbalorditivi – 24.4 punti, 6.0 rimbalzi, 4.9 assist e 1.8 recuperi – ma decide di sfruttare l'anno aggiuntivo (il cosiddetto 'Covid year') per aumentare le chance di chiamata al Draft o da squadre oltreoceano. Durante il suo quinto anno segna 22.9 punti, raccoglie 6.6 rimbalzi, distribuisce 4.8 assist e recupera 1.6 palloni garantendosi nel giugno del 2022 un workout con i Denver Nuggets. Le chance di essere scelto al Draft sono molto basse, ma la caparbietà con cui lotta per i suoi obiettivi rende Lottie un animale da parquet che promette a tutti di arrivare in NBA un giorno o l'altro. Proprio con questo spirito si presenta in Svizzera al BBC Monthey-Chablais, entusiasta dell'occasione di poter essere considerato un professionista ma allo stesso tempo focalizzato su quello che è il suo sogno nel cassetto da trasformare in realtà.

La città di Monthey gli ricorda l'aria di casa. Aurora dista migliaia di chilometri, ma non è mai stata così vicina durante il suo percorso da giocatore. Per Jaizec non si tratta solo di pallacanestro, si tratta di immedesimarsi nella cultura per poter entrare sottopelle ai tifosi: impara il francese, studia i meccanismi del basket europeo nelle sue sfaccettature, passeggia per le montagne che circondano il paesino e diventa un tutt'uno con l'ambiente. Al termine della stagione realizza 20.1 punti tirando con il 40.7% da tre, aggiunge 5.0 assist, 4.1 rimbalzi, 1.7 recuperi e 22.4 di valutazione media in 30.3 minuti. Il classe 1998 ha un primo passo bruciante con cui può ingannare una difesa schierata o il suo diretto marcatore in isolamento uno contro uno; sa come guadagnarsi falli nel traffico grazie alla sua aggressività nell'attaccare il ferro e usa il corpo per creare separazione realizzando canestri ad elevato coefficiente di difficoltà. Un leader nella metà campo offensiva, dotato di mentalità vincente, bravo nel coinvolgere i compagni e metterli in ritmo grazie al suo palleggio e alla sua visione di gioco; affidabile come tiratore dai 6.75 metri, ma sono le giocate in transizione a renderlo un pericolo ambulante per gli avversari. Nella propria metà campo ha l'istinto giusto per recuperare palloni sulle linee di passaggio e sfrutta la sua rapidità per fare box out e aggiungere qualche rimbalzo di squadra in più alle statistiche. Per il front office della Givova Scafati è il pezzo mancante della scacchiera da aggiungere al fianco di un backcourt esperto, un elemento che coach Stefano Sacripanti potrà sfruttare in uscita dalla panchina come effetto sorpresa contro gli avversari.

 

Redazione: Overtime - Storie a Spicchi

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